Psicoterapia e dintorni
Appunti e riflessioni in divenire
Ne La malattia mortale, Kierkegaard descrive come avvenga in alcune persone il passaggio alla vita spirituale. Questo cambiamento interiore è reso possibile da una forma di disperazione, che chiama “disperazione dell’eterno”, ossia dalla disperazione che un individuo prova per la propria debolezza: “il disperato stesso comprende che è debolezza prendersi tanto a cuore il terrestre, che è debolezza disperarsi”.
Esaurire le risorse, nella vita, è un’esperienza che permette di trarre un insegnamento fondamentale. L’esperienza di impotenza davanti alla perdita, al lutto, alla separazione, alla vita che prende una piega difficile e dolorosa e che noi non riusciamo in nessun modo a raddrizzare, e poi il fatto di risollevarsi - di essere passivamente risollevati dalla vita stessa - con il tempo, molto più lentamente di quanto vorremmo, in modi impensati, inimmaginabili a priori, insegna il valore della fede. Per fede intendo il contrario della responsabilità personale, del “dipende da me, devo trovare soluzioni, devo pensare, devo agire”. È un’impotenza docile. Cercare di limitarsi a rispondere a quello che la vita chiede o impone di fare, senza lasciare spazio a preferenze, decisioni, scelte.