Psicoterapia e dintorni
Appunti e riflessioni in divenire
Giacomo Leopardi in un disegno di Tullio Pericoli
Ho appena ascoltato su YouTube una lezione della filosofa Alessandra Aloisi che mi ha aperto il cuore e che descrive ed esamina un fenomeno di cui ogni lettore può prendere coscienza: nella lettura non è possibile tracciare una distinzione netta tra momenti di concentrazione (sul "compito" della lettura) e momenti di distrazione. Gli uni e gli altri sono entrambi necessari all’esperienza della lettura, non sarebbero neppure immaginabili separatamente.
Al mattino comincia col dire a te stesso: incontrerò un indiscreto, un ingrato, un prepotente, un impostore, un invidioso, un individualista. Il loro comportamento deriva ogni volta dall'ignoranza di ciò che è bene e ciò che è male! Quanto a me, poiché riflettendo sulla natura del bene e del male ho concluso che si tratta rispettivamente di ciò che è bello o brutto in senso morale, e, riflettendo sulla natura di chi sbaglia, ho concluso che si tratta di un mio parente, non perché derivi dallo stesso sangue o dallo stesso seme, ma in quanto compartecipe dell'intelletto e di una particella divina, ebbene, io non posso ricevere danno da nessuno di essi, perché nessuno potrà coinvolgermi in turpitudini, e nemmeno posso adirarmi con un parente né odiarlo. Infatti siamo nati per la collaborazione, come i piedi, le mani, le palpebre, i denti superiori e inferiori. Pertanto agire l'uno contro l'altro è contro natura: e adirarsi e respingere sdegnosamente qualcuno è agire contro di lui.
Quanto vorrei non chiedermi come
Quanto vorrei cancellare le parole
Non c’è una sola parola silenziosa in questa enorme biblioteca.
Con l’affermarsi della moda delle cosiddette neuroscienze ci siamo abituati e pensare che ogni attività, ogni caratteristica e ogni esperienza umana sia l'effetto di un pattern di attività cerebrale. Com’è spiegato nel libro di Legrenzi e Umiltà, Neuromania, uscito ormai da qualche anno, una spiegazione dell’uomo, anche nei suoi aspetti mentali, con i metodi e i concetti della fisica attrae tanto oggi perché rappresenterebbe il compimento del sogno illuminista di unificazione delle conoscenze intorno al mondo.
Da qualche decennio, appena una persona è ritirata, concentrata su di sé e sulla sua ricerca di senso, dolente nello spirito, si sente chiamare depressa. Odio sentire usare con leggerezza la parola depressione e mi dà ancora più fastidio sentirla usare come se si riferisse a un tratto del carattere. Non posso sentire dire che Pavese era un depresso, Woody Allen è un depresso.