GABRIELE LO IACONO
Psicologo Psicoterapeuta

Psicoterapia e dintorni

Appunti e riflessioni in divenire

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La paura e lo stress possono indurre a ricercare la quiete. La casa in un certo senso è il simbolo di questa calma ristoratrice. Quando si chiude la porta di casa, si stacca il telefono e si decide di non rispondere a nessuno, ci si chiude in un guscio protettivo. Il massimo è chiudere anche le serrande. Il buono è tutto dentro, la fatica e la sofferenza restano chiusi fuori, con le luci, le parole, il movimento, gli impegni e i rumori. In casa tutto è fermo e silenzioso, tutto è noto e benigno. C’è l’ambiente ideale per ristorarsi: cibo da mangiare, un letto morbido dove accoccolarsi. Si può seguire il filo dei propri pensieri, analizzare ciò che all’esterno ci ha travolto. Si può iniziare un libro e richiuderlo, accendere la TV e cambiare canale, se gli stimoli diventano eccessivi. Per questo il vicino rumoroso diventa un mostro.

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Ho paura delle guerra. Provo pena e orrore per tutti coloro che sono costretti ad allontanarsi dalle loro case, dal posto in cui vivono, dal lavoro, dagli amici, dai parenti, dalle abitudini rassicuranti per rifugiarsi in posti sconosciuti, in mezzo a mille privazioni, incertezze, difficoltà, nel dolore, nella rabbia, nella nostalgia. Persone che quando torneranno nella loro terra - se e quando lo potranno fare - non la riconosceranno più. Probabilmente vivranno nella povertà, nella fatica, nel dolore, nel lutto, nella rabbia, nel risentimento. Qualcuno troverà insopportabile tutto questo e si lascerà morire o si ammazzerà. Qualcuno si vendicherà come potrà.

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Ogni volta che si rinnova un ambiente urbano, c’è lo stupore e il desiderio conoscere e utilizzare le nuove opportunità. Ma la trasformazione di un ambiente a cui si è attaccati affettivamente possono essere vissute anche con senso di nostalgia, come la perdita di qualcosa che ci appartiene.

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Oggi, secondo il sociologo Zygmunt Bauman (Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi, Laterza, 2005), ci si trova di fronte a un paradosso: da un lato si cerca la sicurezza e il conforto del rapporto con gli altri, ci si sente ansiosi di "instaurare relazioni"; dall'altro si ha paura di restare impigliati in legami stabili, per non dire definitivi, perché non si è più disposti né capaci di affrontare le inevitabili tensioni e gli oneri connessi a un qualsiasi rapporto di lunga durata.

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Nella coppia la persona più consapevole e coscienziosa è svantaggiata rispetto al partner. Essa è divisa: accanto alla motivazione ad affermarsi (la sua volontà) ha una coscienza che le si contrappone, dicendo: “Non è giusto essere egoisti!". Il partner si allea con la sua coscienza e mette in minoranza la sua motivazione all'affermazione di sé - cioè la persona stessa.

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21 maggio 2020. Uno o due mesi fa, riflettendo sulla mia esperienza e confrontandomi con alcuni colleghi ho messo a fuoco un concetto: con l’obbligo di stare a casa, molte persone sono state finalmente libere di stare a casa. Voglio sorvolare qui sugli aspetti più evidenti e devastanti del confino obbligato, che per molti ha rappresentato la rovina economica con tutta l’angoscia che ne consegue. Intendo invece concentrarmi su un vissuto presente in chi, per sua fortuna, non è stato sommerso da tale angoscia.

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