Psicoterapia e dintorni
Appunti e riflessioni in divenire
Ne La malattia mortale, Kierkegaard descrive come avvenga in alcune persone il passaggio alla vita spirituale. Questo cambiamento interiore è reso possibile da una forma di disperazione, che chiama “disperazione dell’eterno”, ossia dalla disperazione che un individuo prova per la propria debolezza: “il disperato stesso comprende che è debolezza prendersi tanto a cuore il terrestre, che è debolezza disperarsi”.
Chi voglia approfondire con qualche lettura il tema del poliamore, troverà subito il riferimento a colei che nel 1990 avrebbe coniato il termine “poliamore”: Morning Glory Zell-Ravenheart, nata il 27 maggio 1948 e morta il 13 maggio 2014. Questa donna è considerata un’icona e un mito presso la sedicente “comunità poliamorosa”.
Dopo tre mesi di frequentazione amorosa, un giorno Stefania avvisa Enzo che andrà a fare una passeggiata insieme a un amico e a Luigi, l’ex, al quale è morta da poco la compagna. Al ritorno dalla passeggiata viene raggiunta a casa sua da Enzo, che le chiede nervosamente come sia andata la giornata.
A volte lo scrittore e il pittore sono a corto di ispirazione - non trovano nulla di degno di essere rappresentato - e allora raccontano con la loro opera che si trovano in questa situazione, e con questo credono di avere creato comunque un’opera d’arte. Riempiono la pagina e la tela di parole o segni inutili per sé e per il fruitore. Al fruitore potrà sembrare buffo le prime volte, ma le sperimentazioni di questo tipo non sono più nuove e originali. Ammetto che nel non dire possa esserci uno stile personale, che può essere anche interessante, e persino divertente, e confesso che in definitiva a me a volte interessa conoscere la “voce” di un autore, il suo modo di esprimersi, più che il contenuto del suo discorso; ma, alla fine, dire che non si ha niente da dire equivale a non dire, e una volta conosciuta la voce dell’autore non desidero sentirla una seconda volta se non mi ha lasciato qualcosa.
Ho trovato in questo libro di Paul Ludwig Landsberg - filosofo ebreo morto in un lager nazista - le cose di cui avevo bisogno in un momento di lutto. Ho trovato un discorso che parlasse di spirito e che si rivolgesse al mio spirito. Un discorso che parlasse di vissuto privato, di soggettività, di interiorità, di drammi esistenziali anziché di teorie scientifiche, oggettività, comportamenti osservabili, teorie evoluzionistiche o psicologiche.
Un rapporto solido di amore, sostegno e rispetto reciproco – che sia vissuto nella prima infanzia con la madre, donato dalla persona amata o “spalmato” su uno o più amici o parenti - permette di raggiungere una serena consapevolezza: “Io vado bene così come sono”. Questa serenità, pur non essendo mai data una volta per tutte, consolida e stabilizza. Con questo, permette di liberare la propria creatività, rispondendo agli stimoli che la generano e producendone di nuovi.